Love, Death & Robots 3: Alberto Mielgo parla del suo ritorno per il volume 3 e di Jibaro

Love, Death & Robots è finalmente tornato su Netflix con la sua terza infornata di nuovi cortometraggi, e molti di questi sono stati sviluppati da registi e creatori di ritorno dalle precedenti stagioni.

Love, Death & Robots si è fatta un nome come serie antologica animata poiché molti di questi cortometraggi sono stati nominati per alcuni premi piuttosto importanti. Alcune di queste nomination hanno portato anche a vittorie, come col cortometraggio del primo volume, “The Witness”, che ha vinto alcuni Primetime Creative Arts agli Emmy Awards per quanto aveva sorpreso tutto al suo debutto.

Ora il creatore dietro il cortometraggio è tornato per dirigerne uno nuovo nel nuovo volume.

Alberto Mielgo, che ha scritto, disegnato e fatto il suo debutto alla regia con “The Witness” nella prima stagione di Love, Death & Robots, da allora ha vinto un Oscar per il miglior cortometraggio d’animazione col suo lavoro in “The Windshield Wiper”, è ora tornato nel terzo volume di episodi di Love, Death & Robots con l’ipnotico corto “Jibaro”.

Parlando con Comicbook del suo ritorno, dopo aver acquisito più esperienza attraverso l’essere regista, avre affrontato sfide più difficili dell’animazione del cortometraggio, Mielgo ha parlato del nuovo lavoro sul corto.

Il regista ha avuto un impatto durante la prima stagione della serie, è ora è tornato nel Volume 3 con Jibaro. Ma com’è stato il processo creativo la seconda volta rispetto alla prima volta?

“Beh, penso che ovviamente avessi più esperienza in termini di produzione di un film con il mio studio”, ha detto Alberto Mielgo. “Con The Witness ho creato uno studio da zero. Era la prima volta che stavo effettivamente dirigendo qualcosa. E poi tra i due progetti, ho fatto uno spot pubblicitario e poi ho finito un altro progetto, un progetto personale. All’improvviso ho iniziato, e ho avuto modo di fare esperienza. Quindi, in questo senso, non è stato più facile perché ovviamente la tecnica era molto più complicata, ma almeno era la mia terza o quarta regia. Quindi, in questo senso, sapevo cosa stavo facendo, è stato meno difficile.”

Parlando di questa difficoltà, “Jibaro” presenta molti movimenti ad alta energia e danze energiche, quindi come è stato lo sviluppo di quelle scene in particolare?

“Tecnicamente quello che facciamo, quello che mi piace fare, è registrare riferimenti. Quindi in questo caso volevo lavorare con un coreografo perché volevo usare la danza come mezzo di comunicazione. Sento che i ballerini possono effettivamente comunicare sentimenti solo con i movimenti, senza bisogno di parole. Questo è ciò che abbiamo visto nel balletto per molto tempo. E volevo fare qualcosa di così moderno e sofisticato, così ci siamo messi insieme a questa coreografa, Sarah Silk. Lei ha fatto un lavoro straordinario e ha portato ballerini incredibili, sia maschi che femmine, per girare un riferimento su cui lavorare. Non abbiamo usato il motion capture, fondamentalmente abbiamo girato con diverse angolazioni e poi abbiamo animato dalla base. Poi, in seguito, abbiamo renderizzato i personaggi, creato tutte le sfumature e fatto il compositing finale, che ovviamente richiede molto lavoro.”

Jibaro ha un personaggio sordo al centro dell’azione, quindi qual è stata l’ispirazione dietro la scelta di concentrarsi su un personaggio del genere e le sfide della rappresentazione?

“Qual è il suono? Stavo immaginando, dato che è come un personaggio in un sottomarino, immaginavo che il modo di sentire per lui sarebbe potuto essere simile a quello che si sente quando si è sott’acqua. Quindi quando recupera l’udito, è quasi come quando esci. L’idea originale era quella di creare due personaggi che fondamentalmente non sono l’uno per l’altro. Quindi è ironicamente abbiamo una persona che canta e attrae le persone con quei gesti, che si innamora, o forse diventa ossessionata, un’ossessione per un personaggio che non può avere. È l’unico che non può avere perché è un personaggio sordo. Quindi, ho percepito questa genesi come interessante, per creare personaggi che potrebbero desiderarsi l’un l’altro per le ragioni sbagliate.”

Seratul

Seratul

Sono uno scrittore per passione, un cinefilo per destino, ed un intellettuale perché non ho niente da fare. Strano, appassionato di cinema, incline all'informarmi per diletto ed a fare figure cacine all'occorrenza. Capo redattore di Cinespression.it.
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