RECENSIONE – Hellboy (2019) [NO SPOILER]
E’ il 1993 quando il fumettista Mike Mignola inventa, quasi per caso, un personaggio divenuto a dir poco iconico nel corso degli anni. E’ il 2004 quando Guillermo del Toro porta questo personaggio per la prima volta sul grande schermo con Ron Perlman come suo interprete, ed è il 2008 quando il duo del Toro/Perlman torna per raccontare un’altra storia dedicata a questo meraviglioso personaggio. Ovviamente, parliamo di Hellboy, nome “terrestre” per Anung Un Rama, che verso la fine della Seconda Guerra Mondiale viene evocato dai nazisti nel tentativo di ribaltare le sorti della guerra. Il personaggio è rimasto fisso nell’immaginario collettivo, e dopo i falliti tentativi di del Toro di realizzare un terzo capitolo del suo Hellboy, quest’anno esce il reboot, con David Harbour nei panni del celebre personaggio e Neil Marshall dietro la macchina da presa, con sceneggiatura di Andrew Cosby. I dubbi riguardo al film c’erano, ma anche diverse speranze, e, dopo averlo visto, posso dirvi che parlare di questa pellicola sarà particolarmente ostico per il sottoscritto.
Iniziamo con la trama. Il film vede il nostro Hellboy in una situazione di sbando dopo una sorta di “incidente sul lavoro” in Messico (vedisi la storia La Casa dei Morti Viventi o Hellboy in Messico) e, richiamato dal Dr. Broom, interpretato da Ian McShane che prende il testimone del compianto John Hurt, si ritrova fregato da quelli che credeva essere suoi alleati. E’ in quel momento che entra per la prima volta in contatto con Vivienne Nimue, detta anche la Regina di Sangue, interpretata da Milla Jovovich, che inizia a dargli degli indizi riguardo la sua vera natura e quello che dovrebbe, e potrebbe, essere il suo posto nel mondo, portando Hellboy a nutrire dei forti dubbi sulla sua stessa natura e il suo essere una creatura demoniaca evocata dai nazisti. Un film che sulla carta si presenta come un progetto piuttosto introspettivo riguardo il personaggio, che prende un paio di idee da quello che era il soggetto originale del terzo capitolo mai realizzato di del Toro, ma Neil Marshall riesce e non riesce nel dar vita ad una pellicola che vada oltre il semplice essere un blockbuster d’azione fantasy-pseudo horror, e anche da un mero punto di vista dell’intrattenimento il film non sembra cavarsela particolarmente bene.
Marshall decide di realizzare un film su Hellboy molto più vicino ai fumetti di Mignola, dando alle creature un aspetto particolarmente grottesco e fantasioso, rispettando alcune caratteristiche originali di determinati personaggi, e inserendo nel film un altissimo tasso di violenza esagerata e comicità, che avvicinano il film ad una sorta di Deadpool, ma con battute decisamente meno taglienti ed originali (anche se ho adorato tantissimo come sono riusciti ad inserire un battuta metacinematografica in pieno stile Mercenario Chiacchierone). Tutti elementi che ho apprezzato, MA, c’è un grossissimo ‘MA’ in questo caso. In primis la comicità la si apprezza quando viene usata nel momento giusto e dal personaggio giusto. Vedere il professor Broom, interpretato da Ian McShane, che urla ‘cazzo’ e ‘coglione’ a destra e manca impedisce allo spettatore di empatizzare con il personaggio e di vederlo come il padre di Hellboy, eccezion fatta per una bellissima scena a inizio film. Inoltre credo che McShane non sia stata una scelta azzeccata in quanto ha una presenza molto ‘rock’, molto giovanile, che per il personaggio non funziona. Discorso che va ben oltre la bravura dell’attore, che fa bene il suo lavoro, ma che concerne proprio la scrittura del personaggio e la scelta del casting.
La violenza portata a limiti estremi, molto da fumetto, intrattiene e inorridisce lo spettatore allo stesso tempo, ma questo solo quando non è realizzata con una CGI decisamente scadente per essere un blockbuster del 2019. Una CGI che invade in modo fin troppo prepotente l’inquadrautra, facendola risultare pongosa e troppo poco credibile e d’impatto, mal gestita anche da un punto di vista fotografico, soprattutto per quanto riguarda sfondi realizzati al green screen, cosa che impedisce anche di apprezzare delle sequenze d’azione girate con tecniche di un certo livello. Nel film abbiamo un paio di scene girate in piano sequenza, una delle tecniche registiche più elevate in assoluto, che per la CGI, o per una mal gestione degli elementi in scena da parte di Marshall, non sono riuscito ad apprezzare. Marshall inizia la pellicola con delle scene d’azione ben fatte, niente di eccelso, ma nemmeno da buttare, i problemi iniziano ad arrivare quando in scena ci sono tanti personaggi o mostri, e a quel punto il montaggio si fa troppo serrato (cosa che accade anche con un paio di dialoghi), la camera è troppo movimentata, i suoni e la colonna sonora, composta da Benjamin Wallfisch, sono talmente presenti ed assordanti che alla fine quello che ti resta è un gran mal di testa.
Manca quella giusta vena di pathos registico che permette a Marshall di portare sul grande schermo delle scene d’azione che possano essere memorabili, o quanto meno godibili. Invece quello che mi sono trovato davanti sono delle sequenze che avevano del gran potenziale, ma che si sono rivelate essere un’accozzaglia incasinata di roba che stordisce, ma non meraviglia. Meraviglia provata dallo spettatore solo in determiante scene (non action, se non un paio, come quella di Hellboy con spada infuocata a cavallo di un drago), rese particolarmente memorabili grazie all’impiego di animatronics, set tangibili e tanto make-up vecchia scuola che ricordano i due film di del Toro. Meraviglia resa tale soprattutto dal direttore della fotografia Lorenzo Senatore, che riesce nell’armonizzare luci, colori, set e mostri crando immagini particolarmente suggestive, anche grazie all’impiego in diverse scene della pellicola, come quella ambientata nella dimensione del Baba Yaga.
Meraviglioso il make-up usato per Hellboy: molto più tozzo, rude, grasso, peloso, brutto, mostruoso rispetto a quello di Perlman. I tratti visivi di David Barbour sparisono, ma possiamo comunque scorgere la sua espressività, e la perfomance dell’attore riesce a vivere senza essere soppressa dal pesante trucco, e per questo il lavoro svolto da Harbour risulta essere una delle cose migliori del film. Ha il fisico perfetto, la faccia perfetta e una voce magnificia (grazie a dio mi sono evitato il doppiaggio italiano) che riescono a portare sul grande schermo un Hellboy eccezionale… fino a un certo punto, ma qui c’è da puntare il dito contro sceneggiatore e regista. La vena comica per il personaggio funziona, Harbour le sue battute le rende tutte al meglio, ma spesso mi è sembrato che il personaggio si comportasse, perdonate i termini ma non saprei quali altri usare, un ritardato.
Si comporta quasi sempre come se fosse arrivato sulla Terra solo trenta secondi fa, e ad ogni cosa assurda che gli succede se ne esce con lamenti che mi hanno ricordato quelli di Fantozzi quando viene maltratto dai suoi superiori. Per non parlare del fatto che URLA quasi sempre quando parla, cosa che vale per moltissimi altri personaggi, e quindi abbiamo sì un David Harbour in grande forma, ma anche in pessima forma. Una recitazione spesso fin troppo spesso sopra le righe, goffa, che rendono il personaggio non il demonio con il costante rodimento di culo che ama fumare e bere birra, ma semplicemente un coglione con le corna mozzate. Una scrittura del personaggio che non gli permette nemmeno di tirar fuori la sua umanità, e questo impedisce, esattamente come detto per Broom, allo spettatore di creare un legame empatico con il personaggio. I dubbi che lo portano a chiedersi chi sia, quale sia il suo posto, lo rendono leggerissimamente più drammatico, un dramma che però non riesce a vivere all’interno della natura fin troppo comica e sopra le righe che il film si è posto.
Gli attori che meglio ne escono sono sicuramente la Jovovich, meravigliosa con la sua fredda sensualità nei panni della strega Nimue, che però alla fine risulta essere solo una caricatura superficialissima e vuota della poesia del personaggio del Principe Nuada di Hellboy: The Golden Army. Ho apprezzato molto i due comprimari Sasha Lane e Daniel Dae Kim nei corrispettivi panni di Alice Monaghan e Ben Daimio, due personaggi tutti da scoprire protagonisti di alcune delle scene più d’impatto della pellicola, ma soprattutto mi hanno convinto molto entrambi per la recitazione e spero che i loro personaggi, e loro stessi, possano sorprenderci in futuro con le prossime pellicola. Perché sì, arriverà un sequel di questo Hellboy.
In sinossi: no, Hellboy non mi ha soddisfatto. Non avevo chissà quali aspettative, ma dato il soggetto di partenza credevo che sarebbe venuto fuori qualcosa di molto più interessante di quello che ho visto l’altra sera. Il film si presenta molto bene dal punto di vista del concept design, delle scenografie, dei costumi, del make-up e anche della fotografia, anche se non completamente, e ci regala alcuni momenti veramente tamarri che colpiscono. Ma i difetti sulla bilancia finale pesano più dei pregi. La regia di Marshall non funziona nelle scene d’azione, i personaggi vengono messi in ridicolo dall’essere eccessivamente sopra le righe da parte del film, che salva giusto alcuni comprimari ed Hellboy per un buon 60%, per il resto è il diavolo più ritardato che abbia mai visto. Un film privo di pathos, privo di qualsivoglia autorialità, privo di poesia e di quell’amore verso il fantasy gotico che aveva reso i film di del Toro unici.
Ho sentito molti parlare bene del film, soprattutto con chi era presente nella mia stessa sala, e per diverso tempo cercavo di capire se fossi io il problema o il film. Una risposta certa non ce l’ho, ma purtroppo devo dirvi che più ripenso al film e meno mi piace, e pertanto la sentenza sempre questa è: film superficiale, che punta sul mero intrattenimento tamarro, senza però dare allo spettatore quel “tamarro” alla Hellboy che lo fa gasare con particolari movimenti di macchina, scelte di montaggio e accurate color palette.
Io ho finito ragazzi, ora lascio la parola a voi! Ditemi cosa ne pensate del film se l’avete visto, e se vi interessa la mia opinione più nello specifico allora potete trovare la nostra recensione video con spoiler sul nostro canale YouTube oppure sulla nostra pagina Facebook.