RECENSIONE – I Peggiori
E’ ormai un decennio che i cinecomics hanno invaso i nostri cinema, e con una eccellente gestione marketing pronta a farci salire ogni volta curiosità e voglia di saperne di più, sicuramente lo si può descrivere come il genere degli anni 2000. Dopo Lo Chiamavano Jeeg Robot che ha portato questo genere in Italia e Smetto Quando Voglio che ha riformato il genere commedia, a due anni dall’edizione 2015 del Festival del Cinema di Roma in cui è stato presentato il capolavoro di Gabriele Mainetti ecco che Vincenzo Alfieri prova a realizzarne un altro con I Peggiori.
In una pellicola che non lascia spazio al pressappochismo all’italiana, vediamo i nostri due protagonisti, Massimo (Lino Guanciale) e Fabrizio (Vincenzo Alfieri), due fratelli squattrinati e senza prospettive che si barcamenano su come possono resistere nell’Italia moderna nella speranza di garantire un futuro migliore alla sorella tredicenne Chiara (Sara Tancredi). Il tutto nella cornice di in una città che non è casa loro, lontani dalla città eterna, di cui non riescono ad accettare i vari usi e costumi, Napoli.
Già con questa presentazione vediamo uno stile molto vicino, anche se più incentrato su un buon equilibro fra comicità e azione, a quanto realizzato da Gabriele Mainetti ed il suo Lo Chiamavano Jeeg Robot, ovvero un Italia allo sfascio, ricca di criminalità, dove anche il più onesto e formato lavoratore guadagna 500 euro al mese, senza nessuno stimolo per uscire dal torpore in cui si trova. Enzo Ceccotti nella perla di Mainetti trova la speranza in una dolce ragazza che crede in lui e nella forza donatagli da quella stessa decadenza, qua invece vediamo una chiave di lettura già vista nel cinema americano ma per la prima volta in Italia.
Massimo lavora come manovale in un cantiere gestito da Durim Basha (Tommaso Ragno), un losco figuro albanese che sfrutta i propri dipendenti, per lo più extracomunitari. Fabrizio invece, laureato in legge, è il simbolo della decadenza italiana. Con una laurea prestigiosa si trova a far l’impiegato all’archivio del tribunale, in compagnia di Arturo (Francesco Paolantoni), ex gloria dei tribunali indolente e nichilista. Al momento che l’affitto arretrato torna a tormentarli e Chiara viene sospesa da scuola a causa di una rissa da lei stessa scatenata e ripresa con un cellulare, ecco che per i fratelli Miele sembra giunta la fine.
L’indolenza della giustizia non aspetta altro che togliere l’affidamento della ragazzina ai due fratelli, così con una bizzarra idea decidono di compiere un furto mascherati. Quella che era partita come una rapina si trasforma ben presto in qualcosa di totalmente inaspettato quando al posto dei soldi i due fratelli trovano un mucchio di passaporti che provano un riciclo di denaro e sfrutto dell’immigrazione. Con l’intervento della polizia quello che era partito come una vendetta personale si trasforma presto in un atto di eroismo che fa scalpore nel web. Il desiderio di vedere giustizia la dove la polizia non può operare, il classico stile di un vigilante come Arrow o Kick-Ass fa scalpore e inaspettatamente i due si trasformano ne I Demolitori.
Il rimando all’attività da vigilante è chiara ma vi è presente anche l’idea dell’eroe a pagamento, molto simile al ruolo che Luke Cage e Iron Fist hanno avuto in alcune note run. I Peggiori si dimostra come un altro tentativo dell’Italia di realizzare un film di stampo americano decisamente riuscito. La pellicola si fa notare per una regia fantastica ed una gestione dei temi comici molto ben architettata. Non scade in inutili manierismi e caratterizza molto bene i personaggi, permettendoci un’immedesimazione completa ponendoci la stessa domanda che ha spinto il protagonista di Kick-Ass a diventare un vigilante, “perché nessuno mette mai maschera e mantello per combattere i cattivi?“.
Il cocktail di comicità ed azione risulta gustoso anche se già visto, però giova della stessa formula che ha fatto far successo a Lo Chiamavano Jeeg Robot, ovvero il ricalcare alcuni stereotipi o classici cliché delle genesi dei supereori e dei vigilanti, ritrattandoli in uno stile più italiano. Niente ragnatele ed evoluzioni fra i grattacieli, niente fucili mitragliatori o pistole, ma armature da motociclista e una panda 4×4. Praticamente un cinecomic Marvel dal sapore italiano nella bellissima cornice del napoletano con tanto di satira verso un’Italia allo sfascio. Questa pellicola di un regista alla sua prima esperienza si rivela un misto di diverse cose, come ho già detto, e non disdegna anche una colonna sonora ben architetta che ricorda lo stile che David Ayer e James Gunn hanno utilizzato per i loro Suicide Squad e Guardiani della Galassia, un intro scandito da Play That Funky Music White Boy con una saggia gestione del montaggio che mette anche in evidenza chi si nasconde dietro la produzione, la Warner Bros. Italia.
Non si risparmia satira, rimandi a come il web possa farti grande ma anche pericoloso, sangue, violenza e disillusione, ma si concede anche il momento nel quale l’indole dell’eroe viene fuori, in un modo piuttosto originale. Potrei stare qui a cantare le lodi di questo film all’infinito, ma rischierei di annoiarvi, quindi voglio finire descrivendolo semplicemente come un buonissimo film di stampo supereroistico che non lascia niente al caso, che inizia e finisce con tanto di scena mid-credits. Per tutto il film ho sperato facessero riferimento al Jeeg Robot di Roma, anche magari in maniera simile a come è stato fatto in Split, ma purtroppo così non è stato. Vogliamo i nostri Vendicatori!