RECENSIONE – Loro 1

Mi sto chiaramente cimentando in qualcosa che è più grosso di me. Paolo Sorrentino è uno dei più grandi registi italiani della storia e sicuramente il migliore dei nostri tempi. Un regista molto particolare, che sfrutta metafore su metafore per mostrare la realtà nascosta della nostra società e ben altro, come è accaduto con il capolavoro televisivo The Young Pope (ci dui attendiamo con ansia la seconda stagione). Il tutto con uno stile unico e raro, sia per quanto riguarda il nostro cinema ma anche per quanto riguarda quello mondiale, non a caso Sorrentino è molto apprezzato all’estero. Di certo i suoi film non sono di facile comprensione, soprattutto se li si vede una volta sola, ed è proprio per questo che fare una recensione di Loro 1 potrebbe essere una sorta di suicidio per me. Non ho di certo l’esperienza per recensire un film simile (che non si può nemmeno definire del tutto tale essendo solo una prima parte del progetto) ma farò del mio meglio in quanto appassionato e stimatore del film maker nostrano. D’altronde parliamo anche di un film che dipinge una delle figure più controverse e discusse della nostra politica, e chiaramente ero conscio che avrei visto un Sorrentino al massimo della sua forma per raccontare questa realtà, ma forse fare una recensione completa potrebbe risultare anche prematuro.

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Loro è di certo un progetto estremamente ambizioso per Sorrentino, che ha l’occasione di poter raccontare una realtà del nostro paese che vive alla luce del sole, davanti ai nostri occhi, ma che, al tempo stesso, vive nell’ombra della notte, celata agli occhi di tutti gli italiani, divisi tra chi vuole vedere, e chi no. Un progetto talmente ambizioso da essere diviso in due parti, e questo penalizza un po’ questo primo film. Perché per quanto Loro 1 mi sia piaciuto, alla fine mi sembra essere una sorta di trailer introduttivo di un’ora e quaranta, che serve ad introdurci quello che avverrà nella seconda parte, e che conterrà il succo totale dell’opera. Non a caso la maggior parte delle sequenze che sono state inserite nei trailer non sono presenti in questa prima parte del film, e, probabilmente, saranno presenti nella seconda (in uscita il 10 maggio). Al di là di ciò, che secondo me è l’unico elemento che mina l’essenza di Loro 1, questo film risulta essere qualcosa di unico nel suo genere, di nuovo, di sconvolgente, di divertente e, a tratti, piuttosto inquietante. Grottesco, sicuramente, surreale, e con un’ispirazione diversa rispetto alle solite di Sorrentino.

Il regista mette in gioco uno stile di messa in scena che a tratti potrebbe ricordare artisti stranieri quali David Lynch e Nicolas Winding Refn, con l’uso di colori molto forti e saturi, di luci molto fioche che cercano in tutti i modi di non soccombere alle ombre, dal tococ più caravaggiesco (e da questo punto di vista abbiamo una maggior somiglianza con le opere sorrentiniane) e per questo va elogiato il lavoro di Luca Bigazzi, storico direttore della fotografia di Sorrentino. Colori che rappresentano il peccato, quel senso di allontanamento dalla realtà che pervade tutto il primo e il secondo atto del film, per poi dare maggior spazio ad una fotografia quasi da “commedia”, essendoci protagonista solo il personaggio di Silvio Berlusconi, di cui Sorrentino ci mostra una sorta di caricatura estremamente efficace, resa perfettamente soprattutto dal grandissimo Toni Servillo, uno degli attori più bravi che si possano trovare attualmente in Italia e questo film ne è l’ennesima prova. Servillo riesce a imitare Berlusconi in tutto: la voce, con l’accento milanese, nel modo in cui le parole vengono dette, nelle movenze e nelle epsressioni facciali, e sono proprio queste ultime che danno enorme valore alla perfomance di Servillo. L’attore nostrano ha subìto sicuramente dei ritocci con il make-up, che in alcuni momenti si notano anche tanto, ma è proprio questo il bello. Sorretino ci mostra una caricatura vera e propria del personaggio di Berlusconi, che appare sempre in TV con tonnellate di trucco per sembrare più giovane (recentemente sembra più convincente un replicante di Blade Runner, ma quelli del vecchio modello) e a rendere ancor meglio la caricatura del personaggio è proprio la faccia di Servillo, che somiglia molto di più ad una maschera di gomma di Berlusconi che a Berlusconi stesso, e per questo risulta essere perfetto per quello che Sorrentino vuole fare: prendere in giro il personaggio nella maniera più sottile che ci sia. A quel punto la bravura di Servillo viene fuori quando l’attore fa letteralmente di tutto con la sua faccia, a momenti sembra quasi fatta di pongo. Si allunga, si contrae, si contorce nei modi più vari e riesce a far ridere, dando al terzo atto del finale un tono decisamente molto più satirico e comico.

Sorrentino con i suoi movimenti di macchina e le inquadrature vuole trasmettere all’interno dello spettatore la sensazione di essere in una realtà che sembra quasi distaccarsi da quella terrena, come se queste figure, come se loro, fossero degli esseri irraggiungibili, che vivono in un Monte Olimpo del peccato, sulla cui cima troneggia sghignazzando proprio Berlusconi, che non viene praticamente mai chiamato né per nome né per cognome. Quando non si è in sua presenza i personaggi vi si riferiscono solo con il pronome Lui, anche quando vengono chiamati al cellulare da Berlusconi stesso sul cellulare appare ‘Lui’. Mentre poi, quando saremo in presenza del personaggio, gli si rivolgeranno solo chiamandolo ‘Dottore’. Quasi come se nominare il suo nome fosse impossibile in quanto è al di sopra di tutto e tutti, oppure come se fosse una vera e propria bestemmia.

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A rendere maggiormente l’effetto di alienazione dalla nostra realtà è la colonna sonora, caratterizzata da brani techno e blues (a parer mio terribili, ma penso anche per lo stesso Sorrentino) che trovano il loro habitat proprio in quei luoghi dove a loro piace tanto fare baldoria con droga, donne e chi più ne ha più ne metta. Ma sono sicuramente alcuni personaggi in particolare a rendere perfettamente tale sensazione, in primo luogo quello di Kira, donna sensuale, irrestistibile, interpretata da una bellissima e magnetica Kasia Smutniak, che si comporta come se fosse anche lei un essere irraggiungibile per gli uomini essendo la donna che va a letto con il nostro ex presidente del consiglio. E in questo caso il personaggio di Kira mostra una cosa piuttosto interessante: la persona con cui vai a letto ti inserisce automaticamente all’interno di una determinata classe sociale, indipendentemente dai tuoi talenti o dalle tue capacità. Il sesso è alla base della maggior parte dei personaggi che vediamo in questo Loro 1. Basti anche pensare che il personaggio di Sergio Morra, interpretato da Riccardo Scamarcio, inizia a scalare il Monte Olimpo prima citato sfruttando proprio un enorme giro di escor e droga che possiede. Un personaggio terribile, moralmente marcio fino in fondo e portato sul grande schermo anche molto bene da Scamarcio, che come attore non mi era mai sembrato piuttosto convincente. Per quanto riguarda alcune scene con il personaggio di Sergio Morra (soprattutto quella della festa nella villa in Sardegna) ho notato che Sorrentino ha voluto ispirarsi al grande Martin Scorsese, in particolare lo Scorsese di The Wolf of Wall Street, e vedere lo stile di questi due registi scontrarsi per rappresentare quel tipo di festa è stato molto interessante e anche divertente.

Ma ci sono un paio di personaggi che meritano l’assoluta menzione, in quanto sono quelli più fuori di testa ed inquietanti della pellicola, e forse che siano mai stati partoriti dalla mente di Sorrentino. Parliamo prima di tutto di Paolo, interpretato da un inquietante Dario Cantarelli che, per la sua fisicità molto particolare, risulta essere perfetto per questa parte. Il personaggio di Paolo è estremamente enigmatico, e al momento è davvero difficile riuscire a sviscerarlo non avendo ancora visto la seconda parte del film. Quello che posso dire, per ora, è che è il personaggio più alienato dal mondo rispetto a tutti: il suo modo di vestire, di parlare, di muoversi lo rende quasi un alieno, simile agli Osservatori di Fringe, per capirsi. La cosa più inquietante è che è una sorta di ombra di Berlusconi, lo segue praticamente sempre, il che ci fa pensare che possa essere questo Paolo la mente dietro al successo (e insuccesso) politico del personaggio. Ovviamente parliamo di un personaggio fittizio, che non esiste realmente (almeno credo) e che Sorrentino ha voluto inserire per rendere ancor meglio l’alienazione che pervade tutto il film, oppure per sottolineare ancor di più il fatto che Berlusconi si elevi al di sopra degli altri perché servo (seppur indiretto e involontario) di questo personaggi assurdo e, forse, veramente divino. E questo porta ad un altro personaggio ancor più inquietante, di cui non vediamo la faccia, non sentiamo nemmeno la voce e che viene chiamato da tutti Dio. Personaggio di cui non posso dire molto per due ragioni: primo, perché non vorrei rovinare il film a chi non l’ha ancora visto, secondo, perché è un personaggio veramente assurdo e potrebbe esser maggiormente approfondito nella seconda parte. Quello che posso dire è che credo che Paolo possa essere effettivamente Dio, dato che quest’ultimo viene definito come meno famoso di Berlusconi, ma con uguale potere se non di più. Un personaggio che nessuno conosce, ma che è dietro a tutto, che vive in un luogo lontano da tutti e che esteticamente ricorda in modo molto divertente l’ufficio del mega-direttore galattico di Fantozzi. Un riferimento molto divertente e che rende ancor meglio il concetto di questo personaggio: un uomo talmente potente che vive letteralmente in un mondo tutto suo e che noi esseri mortali non possiamo nemmeno vederlo in faccia, figuriamoci sentire la sua voce.

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Che altro dire se non: guardatelo. Guardatelo perché Loro 1 è un qualcosa di veramente interessante e che ci mostra un Sorrentino leggermente diverso dal solito. Certo, abbiamo sempre le sue allegorie e metafore, caratterizzate quasi sempre dalla presenza di un animale. Ci sono sempre questi personaggi fuori dla mondo, con dei dialoghi estremamente enigmatici ma che attirano perché devi addentrarti dentro quella realtà al 100% per poter comprenderli appieno. Un film che non è per tutti, questo lo so bene, non solo perché Sorrentino non è un regista che va visto alla leggera, ma perché si tratta di un film che tratta degli argomenti molto delicati e lo fa con uno stile piuttosto brutale e angosciante, con anche un tocco di satira che per personaggi come questi è semplicemente perfetta.

Come al solito Sorrentino rimane sinonimo di qualità, e che ci ha regalato un’altra bellissima perla del cinema nostrano. Adesso non vedo assolutamente l’ora che esca la seconda parte, così da poter tornare qua e cercare di fare un quadro completo di questa opera nostrana.

Se invece avete visto il film non esitate a lasciare la vostra opinione nei commenti!


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Andrea D'Eredità

Andrea D'Eredità

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