RECENSIONE – Split

M. Night Shyamalan ha firmato pellicole di una certa fama, anche se nel suo curriculum abbiamo altri titoli che non hanno riscosso un grande successo. Basti pensare a uno de suoi ultimi lavori usciti quest’anno, The Visit, che è stato comunque abbastanza apprezzato ma allo stesso tempo un schiera di spettatori si è schierata contro il regista. Ammetto che non ho visto molto di Shyamalan, giusto Unbreakble – Il Predestinato  e After Earth. Del primo film non ho un ricordo molto bello, ma dovrei rivederlo, mentre è meglio se tralasciamo il secondo. Quando vidi per la prima volta il teaser di questo Split rimasi piacevolmente colpito, mi interessava molto la storia di uno psicopatico dalle multiple personalità, soprattutto se come interprete c’è James McAvoy, che con questo ruolo avrebbe potuto dare molto. Beh, che dire, uscito dalla sala sono rimasto molto, ma molto colpito.

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Innanzitutto volevo fare una riflessione personale. Credo proprio che Split inizialmente era il famoso The Crowded Room, film che sarebbe dovuto esser diretto da Joel Schumacher e interpretato niente popo di meno che dal grandissimo Leonardo DiCaprio. Io continuavo a credere nella realizzazione di questo film ma quando ho visto l’annuncio di Split con Shyamalan alla regia e McAvoy come protagonista ho pensato “Ma non è che The Crowded Room è diventato questo?”. Purtroppo credo proprio di sì. Attenzione, non dico che il film sia brutto, però vi immaginate un film con un simile personaggio interpretato però da DiCaprio? Sarebbe stato eccezionale.

In ogni caso, cosa mi è piaciuto di Split? In primis la regia. Come ho già detto non ho visto molto di Shyamalan, e dovrei recuperare immediatamente Il Sesto Senso, lo so. Però in questo Split il caro regista indiano mi ha stupito non poco. Sapevo che erano tipiche dei suoi film atmosfere da film thriller/horror, e che quindi erano le sue specialità. Infatti le inquadrature e i movimenti di macchina che usa Shyamalan in questo film sono sensazionali e adatte per creare un’atmosfera che metta ansia e suspense. Una regia che in molti punti è molto simmetrica e precisa, e adoro quando i registi studiano, in modo quasi maniacale oserei dire, gli spazi della scena andandola a dividere in spazi uguali. Il che è anche un controsenso se pensiamo al protagonista, ovvero un uomo con ben 23 personalità che vivono nella sua testa, con una mentalità tutt’altro che ordinata e precisa.

La mano di Shyamalan però non si ferma alla regia, infatti portano la sua firma anche il soggetto e la sceneggiatura del film, parliamo quindi di una pellicola al 100% Shyamalan e personalmente adoro quando un regista riesce ad avere il pieno controllo della sua creatura. Ecco perché desidero con tutto me stesso vedere questo cazzo di The Batman totalmente in mano a Ben Affleck, cosa che sembra ormai difficile. Ma non è questa la sede in cui parlare di Batman e robe varie. Split presenta una sceneggiatura davvero interessante, i tempi sono ben gestiti, non annoia mai nonostante per la maggior parte del tempo siamo all’interno dello stesso edificio. Ci sono un paio di forzature e buchi di logica inseriti per aiutare la protagonista nel suo intento, ma oltre a queste cosucce non presenta grandissimi problemi. Il finale cari lettori è fantastico per un semplice motivo, c’è un colpo di scena che mai e poi mai mi sarei aspettato di vedere e di cui parlerò più approfonditamente nella parte finale dell’articolo.

La trama è molto particolare ed originale, soprattutto per il personaggio principale, ovvero Kevin e le sue molteplici personalità, dato che fino ad ora non si era ancora visto al cinema un personaggio con così tante personalità. Una cosa che ho parecchio apprezzato è che non ti mostrano tutte le personalità del personaggio, questo perché sono decisamente troppe ed effettivamente sarebbe venuto fuori un vero e proprio macello. Invece Shyamalan si è voluto concentrare su quelle al centro di tutto, dando pochissime informazioni riguardo alle altre. Ovviamente il personaggio non sarebbe stato lo stesso senza James McAvoy come interprete, ma di lui parleremo meglio più in là.

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Rimanendo in campo tecnico ho apprezzato la fotografia di Mike Gioulakis, caratterizzata da colori molto caldi ma anche molto scuri, andando a creare un’atmosfera molto cupa che rende molto bene l’ambiente chiuso e claustrofobico dove ci troviamo per quasi tutto il film. Ho apprezzato che Shyamalan abbia voluto utilizzare per quasi tutto il film sempre gli stessi colori: ovvero il marrone e l’arancione. Se ci fate caso sono questi due i colori che caratterizzano la maggior parte delle scene, dei colori anche molto simili tra loro perché se provate a schiarire con un qualsiasi programma il colore marrone vedrete che si avvicina all’arancione. Ho apprezzato che non abbiano voluto creare quella atmosfera caratterizzata da colori come grigio o da filtri verdi scuro, una cosa vista e rivista in trenta thriller diversi.

Molto bella e azzeccata è la musica ad opera di West Dylan Thordson, molto incalzante e inquietante nei momenti adatti, in particolare ho apprezzato tantissimo quella traccia dove le note più grevi del piano prendono il sopravvento. Sono anch’io di parte dato che adoro il pianoforte come strumento musicale, ma per com’è stata usata quella traccia in quelle determinate scene mi è piaciuta veramente tanto. Come tante altre, per esempio nella scena in cui la famosa 24° personalità di Kevin si manifesta e parte quella musica che ti mette un ansia e una paura addosso che è impossibile scordare.

Come avrete notato nel corso della recensione ho usato termini come paura, horror, thriller ma aspettate, non parliamo di un horror commerciale da quattro soldi, eh, non è nemmeno un horror a pieno titolo. Non sto parlando di quei film di merda pieni di jump scare inseriti a cazzo di cane, stiamo parlando di un film ben costruito ed originale. Certo, non nego che ci siano degli jump scare, ma ce ne sono molto pochi e ben contestualizzati, anzi, la maggior parte di essi sono inseriti proprio per caratterizzare meglio un determinato personaggio. Per esempio la scena dello scatto improvviso di Patricia l’ho adorato per com’è stato reso.

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Finalmente torniamo sulla cosa che più mi è piaciuta del film: James McAvoy. Il caro McAvoy ci aveva già soddisfatti nei film degli X-men in cui interpreta la versione giovanile di Charles Xavier, ma in Split è stato senza ombra di dubbio fenomenale. Si trattava comunque di un personaggio difficilissimo, dato che in pratica doveva interpretare più di un personaggio. Abbiamo un McAvoy minaccioso, ossessivo, calcolatore e maniacale quando interpreta Dennis, un McAvoy più effeminato quando interpreta Barry o Patricia, una delle personalità femminili di Kevin. Mi è piaciuto moltissimo nei panni della personalità fanciullesca di Hedwig, la quale probabilmente è quella meglio caratterizzata. In pratica McAvoy cambia tutto quando passa da un personaggio all’altro: l’espressione facciale, le movenze e soprattutto la voce. Ammetto che il film l’ho visto in italiano e in lingua originale giusto qualche clip su YouTube per capire il lavoro svolto vocalmente da McAvoy. Devo ammettere che da quel poco che ho sentito, sembrerà assurdo per molti di voi, ma mi è sembrato migliore il doppiaggio italiano. Massimiliano Manfredi è stato bravissimo nel rendere la voce di Dennis, quella più “virile”, quella acuta e femminile di Patricia ed infine quella infantile ed ingenua di Hedwig.

Per quanto riguarda la famosa 24° personalità mi è piaciuta molto com’è stata resa, ma devo ammettere che le scene in cui appare sono un po’ troppo surreali. “Ma è un film su un tizio con 24 personalità, cosa ti aspettavi?”, lasciatemi dire che è esistita veramente una persona con 24 personalità, Billy Milligan, quindi si può dire che il film per la maggior parte delle cose è realista. Nonostante ciò il finale con quella personalità, e con quelle scene molto surreali stona un po’, però queste scene sono rese benissimo, non lo si può negare. E soprattutto dopo il finale questa cosa viene anche contestualizzata, ma ne parleremo dopo. In più McAvoy nei panni di quella personalità divento un vero e proprio mostro senza però un ritocco in make up. L’attore ha tirato fuori dell’espressioni selvagge e prive di umanità, come se fosse un vero animale.

Grande lavoro svolto dalla ormai affermata Anya Taylor-Joy, attrice di appena 21 anni che però ha già dimostrato di essere straordinaria in The VVitch, uno dei migliori horror degli ultimi anni. In questo caso interpreta un personaggio molto interessante e caratterizzato davvero molto bene, soprattutto per quanto riguarda il suo background e quella faccenda collegata a suo zio. Una cosa che ci viene fatta capire in modo molto velato senza che ci venga mostrata direttamente, anche perché avrebbe procurato un po’ di problemi a Shyamalan, problemi che Refn dati i suoi film si mangia a colazione. Ho adorato come il suo personaggio, Casey, approccia la situazione che le si presenta davanti ed ho apprezzato molto anche l’evoluzione che la porterà a compiere un azione che avrebbe dovuto fare anni prima ma che non aveva il coraggio di fare.

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In conclusione posso affermare che sono rimasto piacevolmente colpito da Split. Un thriller che riesce nel suo obbiettivo e ci porta sul grande schermo un personaggio mai visto fin’ora ed interpretato molto bene da un James McAvoy in splendida forma. M. Night Shyamalan con questo Split ha catturato la mia attenzione, e appena avrò tempo, mi recupererò la sua filmografia. Consiglio vivamente la visione di questo film, anche per coloro che magari sono più scettici e credono che si tratti solamente di un horror commerciale per ragazzini. Fidatevi, non è assolutamente così.

 

 

 

SPOILER SUL FINALE DA QUI IN POI! 

Come si chiude il film? Kevin insieme alle sue personalità riescono a scappare e annunciano che prima o poi si manifesteranno liberamente davanti al mondo. Nel frattempo l’esistenza del personaggio diviene di dominio pubblico ed ecco che una donna in un bar dice “Dovrebbero dargli un nome buffo, come per quell’altro. Com’è che si chiamava?”, ed ecco arrivare dal nulla Bruce Willis che dice “Si chiamava l’Uomo di Vetro”. Oh porca di quella puttana, mi state davvero dicendo che quello è proprio David Dunn di Unbreakble – Il Predestinato che cita il personaggio di Samuel L. Jackson? Davvero Shyamalan ha creato un universo narrativo dove sono ambientati sia Split che Unbreakble e forse anche altri film del regista? Ma questa è una grandissima figata, se non succede quel che temo. I Marvel Studios hanno creato il loro universo narrativo in modo quasi perfetto, ogni film è collegato agli altri, soprattutto ora, e moltissime major vogliono copiare questo sistema. Per esempio la Universal con i mostri di Hollywood, oppure la Dc con i suoi supereroi. Però bisogna ricordare che i Marvel Studios hanno i personaggi giusti per creare un universo simile, come anche la Dc, ma mi spiegate perché dovrebbe esistere un universo dei mostri classici di Hollywood per esempio? In questo caso non vorrei che Shyamalan se ne uscisse con un crossover tra Unbreakble e Split, sarebbe una cosa a dir poco trash vedere questi due personaggi scontrarsi o collaborare per combattere un unico nemico. Questa cosa dell’universo condiviso mi piace, ma vorrei che si limitassero a citazioni, cammeo o cose simili. Altrimenti no. Non è che se la Marvel lo fa bene allora tutti lo possono fare.

 

Andrea D'Eredità

Andrea D'Eredità

2 pensieri su “RECENSIONE – Split

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