RECENSIONE – Sully
Clint Eastwood è un attore che ha fatto la storia del cinema con i film western di Sergio Leone e quelli con protagonista l’ispettore Callaghan. Il caro Eastwood però è anche un regista di un certo talento, tra le sue pellicole più celebri c’è sicuramente Gli Spietati ma se vogliamo citare i suoi lavori più recenti allora sono d’obbligo Million Dollar Baby, J. Edgar, American Sniper e altri. Da una settimana circa è arrivato nelle sale di tutto il mondo Sully, il nuovo film firmato da Eastwood con Tom Hanks e Aaron Eckhart nel cast. Un film acclamato con due standing ovation a Venezia ma snobbato ai Golden Globes, Eastwood ha perso il suo smalto?
Sully è una pellicola che ci racconta una storia che purtroppo non molti conoscono, e ammetto che anch’io prima del suo annuncio non conoscevo la storia dell’ammaraggio del volo 1549 sul fiume Hudson. La cosa che svantaggia moltissimo i biopic come questo è il fatto che raccontino storie veramente accadute e pertanto il finale è già noto a tutti, eppure questo film ha una struttura che sconfigge totalmente questo suo svantaggio. La trama si concentra molto di più sull’aspetto psicologico e sulle conseguenze che sono derivate da questo incidente. Le conseguenze psicologiche che vengono maggiormente affrontate sono quelle di Chelsey Sullenberger, dato che è il protagonista della storia, ma non vengono tralasciati assolutamente personaggi secondari come Jeffrey Skiles, primo ufficiale del volo, e la moglie di Sully, Lorraine, interpretata da Laura Linney.
La cosa più bella del film è che ci mostra l’incidente dal punto di vista non solo dei piloti ma di tutte le persone coinvolte in ciò che, come dice lo stesso Sully, sono state essenziali per la riuscita di questo “miracolo”. Eastwood ci mostra l’incidente attraverso gli occhi dei passeggeri a bordo, degli agenti della guardia costiera entrati in azione, del povero operatore della torre di controllo incaricato di gestire il volo 1549 e anche dei cittadini di New York. Il punto di vista di quest’ultimi è personalmente quello che maggiormente mi ha impressionato: vedere le espressioni di terrore e stupore mentre vedono questo enorme uccello di metallo che sta per schiantarsi verso gli edifici mi ha fatto un certo effetto.
Eastwood questa cosa della “prospettiva” la mette in gioco anche da un puro punto di vista tecnico, infatti la scena dell’incidente ci viene mostrata due o tre volte ma viene sempre ripresa da un’angolatura diversa dalla precedente, così che lo spettatore non si ritrovi ad osservare sempre la stessa scena. Eastwood personalmente lo apprezzo più come regista che come attore, dato che nei suoi film mostra sempre una regia ben curata a dir poco, esattamente come in Sully, anche se si possono ritrovare delle piccole differenze sia nell’aspetto tecnico che nella struttura della trama. Molto diversa dai precedenti film è anche la fotografia usata, sempre ad opera del fedele Tom Stern, ma meno fredda rispetto agli altri film e non tende a smorzare qualsiasi forma di luce che ci sia in scena. Se avete visto diversi film di Eastwood avrete sicuramente notato che sono sempre caratterizzati da una fotografia così fredda e cupa che alcune scene risultano quasi in bianco e nero, un esempio lampante ne è Changeling. In questo caso Eastwood non abbandona i suoi toni tendenti al grigio, come nella scena dell’incidente in cui il cielo essendo nuvolo oscuro il sole e per tanto il colore principale della scena è proprio il grigio, però nelle scene all’aperto risultano vividi i colori emessi dalle luci dei locali di New York, dai lampioni oppure dal sole. Ho apprezzato non poco questo cambiamento dato che non mi andava troppo a genio questa fotografia troppo fredda vista in tutti i suoi altri film. Altro cambiamento, non così essenziale, è il fatto che Eastwood non abbia curato la colonna sonora del film, dato che quasi tutti i suoi film, soprattutto quelli recenti, hanno il suo nome come scrittore della colonna sonora. In questo caso la colonna sonora non è stata molto incisiva, dato che le scene con una musica sono molto poche, una caratteristica che contraddistingue Eastwood in particolare. In parte apprezzo questa scelta perché a suo modo dà un certo pathos alla scena, però una colonna sonora è sempre ben accetta.
La sceneggiatura è ad opera di Todd Komarnicki e come tutti noi sappiamo si basa su una storia vera, ma in particolare si ispira alle memorie scritte dallo stesso Sullenberger con la collaborazione di Jeffrey Zaslow. La trama di Sully, per com’è strutturata, è decisamente diversa dalle trame viste negli altri film di Eastwood, ma si può anche affermare che come biopic è abbastanza diverso. La cosa che salta subito all’occhio quando finisce il film è che si tratta della pellicola più veloce e con i tempi meglio gestiti di Eastwood. Di solito i suoi film sono parecchio lenti, e spesso possono risultare parecchio noiosi, come il già citato Changeling oppure anche American Sniper, mentre con Sully ci troviamo davanti a un film molto scorrevole e senza nemmeno un momento morto. Complice ovviamente il fatto che duri solamente un’ora e mezza, e come ben sappiamo i film di Eastwood durano minimo due ore e venti minuti.
Una cosa che ho apprezzato e non della trama è che Sully e Skiles debbano affrontare il dipartimento dei trasporti statunitense, e questo ci fa dubitare delle scelte prese da Sully e ci viene da pensare “Sully ha fatto la scelta più giusta nell’atterrare sul fiume? Poteva davvero raggiungere l’aeroporto?”. Il film ci fa dubitare delle gesta di un uomo che invece di essere sotto processo dovrebbe essere considerato un eroe ed invece le compagnie aeree pur di pararsi il culo scaricano la colpa sul povero Sully. L’aspetto che non ho apprezzato del film è che la lotta di Sully e Skiles contro il dipartimento è stata decisamente troppo facile, ma non mi dilungo oltre per evitare spoiler.
I personaggi vengono ben sviscerati e rimangono impressi nella nostra memoria, mentre alcuni avrebbero potuto dare di più ma forse la troppo breve durata del film, nonostante secondo me sia più che adeguata, non ha permesso ad Eastwood di approfondirli come avrebbe voluto. Il personaggio che ci rimane maggiormente impresso nella testa è ovviamente Chelsey “Sully” Sullenberger interpretato da Tom Hanks. Ovviamente l’attore nei panni del personaggio è stato bravissimo, che gli si può dire? Stiamo comunque parlando del caro Tom Hanks, che ci ha deliziato con film come Forrest Gump oppure il recentissimo Il Ponte delle Spie. L’unica cosa che mi viene da criticare nella scelta dell’attore nei panni del personaggio è il fatto che Sullenberger in realtà non è così robusto come Hanks, ma anzi è molto magro, però direi che è un dettaglio su cui si può tranquillamente sorvolare. Nella pellicola viene ben sviscerata l’ansia e la paura di Sully nel ricordare l’incidente che poteva andare decisamente peggio, anzi, non poteva andare meglio. Egli rischiava di schiantarsi su una delle zone maggiormente popolate dell’intero pianeta, parliamo sempre di New York, ed è molto bello vedere come lui quando vede un aereo qualsiasi sorvolare la zona in cui si trova se lo immagini mentre pian piano perde quota e si schianta contro un edificio. Una situazione più che verosimile che lui stesso poteva vivere in prima persona, se non fosse stato per il suo sangue freddo e per la sua incredibile esperienza come pilota.
Jeffrey Skiles l’ho apprezzato molto come personaggio e soprattutto ho apprezzato tantissimo il rapporto che c’è tra i due personaggi. Un rapporto di profonda amicizia nonostante a prima vista sembrino solo colleghi di lavoro e grazie a questa loro profonda amicizia Skiles rimarrà sempre al fianco di Sully fino alla fine del processo. Aaron Eckhart è stato molto bravo nell’interpretare il personaggio, egli aveva dimostrato di essere un grande attore nei panni di Harvey Dent ne Il Cavaliere Oscuro, ed è anche molto simile allo Skiles originale. Sono rimasto molto contento anche nel sentire come suo doppiatore Simone D’Andrea, un doppiatore italiano bravissimo che lo sto trovando sempre più spesso sempre in più film e ciò mi fa solo piacere.
Tra i personaggi femminili di spicco abbiamo Lorraine, moglie di Sully, interpretata da Laura Linney. Lorraine dimostra per tutto il film di essere una moglie molto fedele al marito e che non lo abbandona mai nei momenti più difficili, infatti nonostante lei si trovi molto lontana da New York rimane sempre vicino al marito anche se parlano solo per telefono. Altro personaggio femminile che mi è rimasto impresso più per l’attrice che lo interpreta che per la sua caratterizzazione, dato che si tratta di un personaggio che non si vede molto e che non fa molto, oltre che mettere in difficoltà Sully. Il personaggio in questione è quello della Dr. Elizabeth Davis, membro del dipartimento dei trasporti interpretato da Anna Gunn. La Gunn, per chi non lo sapesse, è celebre per aver interpretato Skyler White in Breaking Bad e ammetto che sono stato molto felice nel vederla in questo film, dato che nonostante sia un’attrice bravissima non la chiamano per quasi nessun progetto, eppure nonostante ciò non l’hanno sfruttata al meglio e pertanto il personaggio non risulta così memorabile. Probabilmente avrei preferito la Gunn nei panni di Lorraine, sarebbe stata decisamente più incisiva.
In sinossi Sully risulta essere un film davvero ben fatto, Eastwood raramente delude, anzi, praticamente mai. Probabilmente se dovessi fare una top dei film del regista metterei Sully tra i primi tre, insieme a Million Dollar Baby e J. Edgar. Una regia e una fotografia molto tipici di Eastwood che allo stesso tempo cercano di prendere le distanze da quelli che sono i suoi marchi di fabbrica. Una trama ben strutturata con una buona gestione dei tempi e senza momenti morti. Personaggi ben approfonditi e ben interpretati, soprattutto Sullenberger e Skiles interpretati corrispettivamente da Tom Hanks e Aaron Eckhart.
Consiglio vivamente di vedere il film in questione, non ve ne pentirete. Spero che non verrà snobbato agli Oscar come è stato per i Golden Globes. In più vi invito a vedere le scene dopo i titoli di coda davvero molto belle, fanno emozionare non poco ma non vi anticipo nulla.