Un piccolo sfogo sulla questione Spotify

Spotify è una delle app, se non la app, più utilizzata per quanto riguarda la musica, perché ti permette di accedere ad un vasto catalogo dove tu stesso puoi scegliere la tua musica, o addirittura accedere a playlist randomiche che ti fanno scoprire nuovi talenti che magari non conoscevi.

L’applicazione viene distribuita sulle varie piattaforme app store in un solo formato, ma una volta scaricata si può scegliere fra mantenere l’interfaccia gratuita, che ti inserisce uno spot pubblicitario in messo alla playlst in esecuzione ogni 30 minuti, o pagare un abbonamento di 10 euro al mese ed eliminare questa particolarità.

Niente di strano. Ci sono miriade di servizi che fanno la stessa cosa, ma il caso questa volta comprende un piccolo avvenimento che ha scosso perlomeno la mia tranquillità. L’azienda creatrice di Spotify ha bloccato la versione pirata dell’app, scaricabile mediante un film apk, dove si poteva aggirare il limite dei brani ascoltabili prima di ascoltare lo spot, ed evitare innanzitutto di dover pagare un abbonamento.

E’ un app sviluppata da qualcuno, necessita di finanziamenti per continuare ad esistere, quindi nella realtà di un paese civile la questione si sarebbe conclusa con il mea culpa dei pirati informatici. All’improvviso, dopo il blocco della versione illegale, sul web si sono scatenati diversi utenti con commenti al vetriolo che inveivano contro l’azienda proprio per il loro diritto di truffare.

Fra i commenti abbiamo visto una miriade di persone inveire pesantemente, dando una stella su 5, cosa che fa scendere l’app nelle liste di qualità ed affidabilità, e lanciando frasi classiche il cui succo era “Come vi permettete voi di impedirmi di rubare un vostro servizio e addirittura di chiedermi dei soldi?”. E ancora: “Fate schifo come i bambini neri, era meglio crackato (fate più schifo di Yahoo)”. E poi: “Io ero uno di quei ‘furbetti’ come dite voi che usava Spotify craccato. Non è possibile fare pagare così tanto un’applicazione di musica, fate solo ridere”. So che pare assurdo ma è la verità. Cliccando nell’immagine qui sotto potete andare alla pagina e leggere alcuni di questi commenti aberranti:

Leggendo quindi questi commenti io mi domando e dico: ma fate sul serio? Magari voi che avete messo questi commenti siete anche i soliti che mettevate mi piace agli articoli dove si parlava di quanto Spotify paghi poco gli artisti. Magari siete le medesime persone che si lamentano perché il vostro artista preferito non c’è nelle liste. Onestamente non mi va nemmeno di buttarla su finti moralismi del tipo “la musica dovrebbe essere gratis”, perché sicuramente musica, arte ed informazione saranno il business del prossimo futuro, e questa è la società. Fatevelo andare bene.

Quello però che mi fa impallidire è che prima si ruba, perché scarica un’applicazione paratata è rubare, e poi ci si lamenta perché l’eventuale intervento ti ha tolto il diritto di truffare.

Seratul

Seratul

Sono uno scrittore per passione, un cinefilo per destino, ed un intellettuale perché non ho niente da fare. Strano, appassionato di cinema, incline all'informarmi per diletto ed a fare figure cacine all'occorrenza. Capo redattore di Cinespression.it.
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